La magia dei luoghi abbandonati. Carmen Pellegrino
Ieri sera, nel suggestivo Museo dei Brettii e degli Enotri diretto da Marilena Cerzoso e arricchito per l’occasione dalla splendida voce e note musicali di Daniele Moraca, ho partecipato alla presentazione del libro “Dove la luce” (La nave di Teseo), romanzo di Carmen Pellegrino
L’appuntamento ha aperto la terza fortunata rassegna di #aperinchiostro, evento ideato dalla travolgente e instancabile Antonietta Cozza e quest’anno diretto da Antonella Falco.
Non conoscevo l’autrice, che ha dialogato con Assunta Morrone e Rosa Cardillo – elogiandone più volte gli interventi – ma fin da subito sono stato catturato dal suo profondo fascino per i luoghi dimenticati, la polvere dei ruderi logorati dal tempo mi affascina tanto quanto l’idea delle storie che racchiudono, frammenti di un passato che ancora parla a chi sa ascoltare.
Nelle parole della scrittrice ho trovato un’affinità profonda con le sensazioni che provo ogniqualvolta mi trovo a vagare tra i tanti angoli dimenticati del nostro paese; posti che amo scoprire, assaporare e fare miei: in rovina, avvolti dalla polvere, spesso fagocitati dalla natura ma ancora vibranti di una vita segnata da lotte e fatiche, da pianti, risate, gioie e dolori di chi li ha abitati, magari da sangue del mio sangue.
Il pensiero di Carmen Pellegrino mi ricorda tanto la livella di Totò «’A morte ‘o ssaje ched”è? … è una livella», e se la morte porta dignità ad ogni vita, il tempo fa lo stesso con i luoghi abbandonati, demolendo le differenze sociali e riportando tutto a uno stato di uguaglianza.
Mentre ascolto Carmen Pellegrino, immagino il tempo danzare sugli spazi occupati da sontuosi palazzi, sfarzose ville o semplici casolari abbandonati, trasformandoli e consumandoli, pareggiandoli, creando una nuova forma di bellezza e poesia fatta di ricordi, di storie, di vita! Una forma d’arte in cui l’opulenza e l’indigenza si piegano alla purezza dell’essenziale, a un’essenza che non sfugge al tempo, ma lo cavalca per domarlo.
Carmen Pellegrino, “l’abbandonologa”, ci invita a riscoprire gli angoli dimenticati della nostra Carolei, donando loro nuova vita. In ogni luogo abbandonato, passeggiandovi e mettendoci in ascolto, è facile sentire l’eco del passato sussurrare storie silenziose da abbracciare, ascoltare, osservare e narrare. Nell’apparente desolazione si nasconde una vita nuova…
Gianfranco Forlino